ANATEMI CONTRO LA LIBERA MURATORIA  

 (SECONDA PARTE)

Per la storia è bene precisare che all'emanazione di quel provvedimento non furono estranei , come sempre avveniva allora, i Gesuiti, che in quel secolo dominavano tutta l'Europa e che si mostravano accanitamente avversi ad ogni mutamento in senso liberale. Essi erano i più ardenti sostenitori dei privilegi assolutistici dei regni e della Chiesa romana.

Si ripeteva a distanza di quattro secoli, la stessa tragedia che aveva avuto per suo protagonista un altro Clemente, il quinto della serie, il quale aveva condotto a rovina il glorioso ordine del Tempio ed aveva imbastito un ingiusto processo contro il Gran Maestro Giacomo de Molaj, mandandolo al rogo, l'll marzo 1314, davanti alla Cattedrale di Notre Dame di Parigi,dentro la quale era pur venerato Colui che era sceso in terra come banditore di pace.

Alla bolla pontificia il Card. Firrao segretario di Stato, faceva seguito il 14 gennaio 1739 con un editto con il quale veniva comminata la pena di morte non soltanto contro i Liberi Muratori, ma anche contro coloro che avessero tentato di farsi ricevere nell'Ordine e offrissero alle Logge ospitalità. Il Papa denuncia ai suoi fedeli l'esistenza di certe società nelle quali si riuniscono uomini di qualsiasi religione e setta, vincolati con patto rigoroso, in base a statuti da loro creati e che mantengono su ciò che fanno un segreto derivante da un giuramento prestato sulla Bibbia e sotto minaccia di gravi pene. E' importante rilevare che questa prima Bolla non confuta in alcun modo i principi propugnati dalla Libera Muratoria, ma si accanisce, molto superficialmente, contro le sue forme esteriori,facendo intendere come valendosi di tale forme i massoni non potessero agire che male.

Quando l'Ordine dei Liberi Muratori era esclusivamente operativo, non era mancato nei suoi confronti,come già si è visto, il favore della Chiesa, nonostante che gli aderenti fossero già vincolati al segreto.

Clemente non poteva non conoscere il contenuto delle Carte stampate a Londra circa venti anni prima, nonché la sostanza dell'iniziazione e delle " Letture" adottate dalle nuove Logge speculative. Forse egli stesso non valutò abbastanza l'alto valore del sistema morale adottato dalla Libera Muratoria, celato nell'allegoria, illustrato dai simboli, che altrimenti, non avrebbe mancato di inserire nella sua bolla ciò che ,ancora nel 1894 scrivevano i Gesuiti nella loro "Civiltà Cattolica" : " Nel Santuario di quel Tempio della menzogna che è il liberalismo,arde sempre il candelabro dai sette bracci,esprimente i tre cosiddetti immortali principi della libertà, della eguaglianza e della fraternità che compendiano le dottrine della democrazia, sorta in Francia nel 1789 " .

Se nel 1894 si hanno ancora di queste idee sul liberalismo propugnato dalla Libera Muratoria, è ben concepibile,se non giustificabile, l'ira di questo Papa che dall'alto del colle Vaticano, tuona contro gli antesignani di esso. Clemente tuttavia non analizza lo spirito della Massoneria; egli, per primo, inizia le ostilità in una forma inusitata e che le circostanze non avevano provocato.

Le deviazioni dello spirito massonico,verificatesi successivamente in Francia, sotto l'influsso di Voltaire e di altri filosofi non possono oscurare la bontà dei principi dei Liberi Muratori,e non giustificano la scomunica di Clemente che queste deviazioni precedette.

Sin dalla sua nascita la Libera Muratoria si è riconosciuta il diritto di applicare ai suoi metodi di insegnamento il segreto: metodo efficace e morale. Del resto non differentemente operano gli Ordini religiosi cattolici ( e la stessa Chiesa con i suoi Concistori segreti tra l'altro) , e primo fra tutti quello dei Gesuitica cui attività è stata ed è gelosamente nascosta anche agli stessi cattolici. Del resto se è vero che il segreto è sempre sinonimo di malvagità, bisognerebbe, spiegare perché furono avvolti da segreto la costituzione, il funzionamento e perfino il nome di una società cattolica nota con la sigla AA, creata nel 1632 dai Gesuiti del Collegio di La Flèche e della quale si hanno tracce in Italia fino al 1781.

E' vanto della Chiesa cattolica non derogare mai dai suoi principi morali: se così è, come può essere spiegato il seguente giuramento che circa un secolo dopo (1810 circa) veniva richiesto agli affiliati della setta reazionaria dei " Sanfedisti ".

Eccone l'incredibile testo:

" In presenza di Dio onnipotente, Padre, Figliuolo e Spirito Santo e di Maria sempre Vergine Immacolata, di tutta la corte celesta e di te onorato padre, voglio aver recisa la mano e tagliata la gola, voglio perir di fame o morire fra i più crudeli martirii, voglio subire l'eterno castigo dell'inferno, piuttosto che tradire o ingannare uno degli onorati padri e fratelli della Cattolica, Apostolica società o mancare agli obblighi assunti. Giuro di sostenere con saldezza di cuore e di braccio la santa causa a cui mi sono consacrato e di non perdonare ad alcun individuo appartenente alla infame combriccola dei liberali, senza riguardo a parentela, grado, sesso ed età. Giuro odio immortale a tutti i nemici della nostra santa religione cattolica e romana, unica e vera".

E perché la Chiesa cattolica non scomunicò anche questa setta?

Non è l'impegno a mantenere il segreto che fa inorridire leggendo questo giuramento, ma la spietata ferocia che in esso traspare, l'odio selvaggio che non si placa neppure di fronte alle donne e ai vecchi ("senza riguardo a sesso ed età").

Il segreto in sé è per sé, non sempre è condannabile e non sempre nasconde il male. Gesù disse : "

Perciò parlo loro in parabole, perché vedendo non vedono ed udendo non odono e non intendono".  (Matt. XIII, 13).

In effetti alcune verità non possono essere rivelate a tutti se è vero che la verità è potenza: quando essa cade nelle mani di inesperti o incauti può produrre più gravi conseguenze. Il segreto in tale materia è inerente alla natura stessa della verità.

Il mistero della Libera Muratoria, pur essendo così profondo,è facilmente penetrabile; il segreto che tale mistero accompagna è quasi inesplicabile per la sua stessa semplicità. Al Papa ottantenne mancò forse chi gli chiarisse il mistero e il simbolo massonico del segreto.

Del resto, come poteva Clemente accogliere paternamente i Liberi Muratori, che chiamavano fratelli anche gli ebrei e che egli continuava a tenerli nel ghetto di Roma ?

E fu così il primo ANATEMA!

Le conseguenze non si fanno attendere: in Francia si accentuano i provvedimenti di polizia ma senza grave danno per gli affiliati i quali debbono tenere le riunioni con maggiore circospezione. A Malta, l'atteggiamento del clero cattolico e dei Cavalieri costringe molte famiglie di massoni ad emigrare; in Spagna, il compito di sistemare ogni cosa è affidato alle mani dell' Inquisizione. Nel 1740, re Filippo V,sobillato dal clero,pubblica la bolla di Clemente ed emette un editto contro i massoni che vengono gettati in prigione. L'inquisizione scopre una Loggia a Madrid i cui membri sono tutti arrestati ed otto

di essi condannati alle galere.

Più gravi conseguenze ha la bolla di Clemente in Portogallo dove, per istigazione dell'Inquisizione, validamente sostenuta da re Giovanni V, i massoni sono addirittura sottoposti a tortura e bruciati.

A Berna la Massoneria è interdetta ( 1743 ) e così in Austria ( 22 settembre 1738 ) dove però viene istituito e riconosciuto 1' Ordine di Mopses, nel quale sono ammessi uomini e donne, purché cattolici romani.

Questo episodio dimostra che non è il segreto che turba il papato, ma la fraternità tra uomini appartenenti a culti diversi, quella fraternità della quale la Libera Muratoria si è fatta banditrice. L'inusitata veemenza della bolla pontifica doveva nella mente del suo autore portare allo sterminio dei massoni,ma i Principi dei vari Stati non si convinsero che nelle Logge si riunissero "nemici della sicurezza dei regni" e perciò, salvo quale eccezione, essi dettero prova di una moderazione superiore a quella dimostrata da colui a cui Dio , secondo la Fede cattolica, ha affidato di pascere il proprio gregge,

come successore di Pietro.

L'8 febbraio 1740, la vita di Clemente XII si spense ed alla cattedra di Pietro fu elevato, dopo un laborioso conclave, durato circa sei mesi, il bolognese card. Prospero Lambertini, che assunse il nome di Benedetto XIV. Uomo di profonda cultura, dedicò le sue prime cure al governo della Chiesa, cattolica, sconvolta da profondi dissidi. Per oltre dieci anni lasciò tranquilli i Liberi Muratori, ma alla fine, ribadì la bolla di Clemente, quasi per scagionarsi dalle possibili accuse che egli non condividesse la condanna del suo predecessore: "Ci è stato anche consigliato da parecchi uomini pii e timorati di Dio che, per togliere agli insinuatori ogni pretesto e per chiarire l'identità del nostro animo con le vedute e con la volontà dello stesso predecessore, sarebbe stato molto opportuno aggiungere il suffragio della nostra conferma". Non sembra questa quasi la giustificazione per un atto che si è costretti a compiere?

E tra gli uomini più timorati da Dio non mancarono i Gesuiti che mal si erano rassegnati all'insuccesso quasi totale che aveva coronato l'anatema di Clemente. Così Benedetto, il 18 marzo 1751 emette la bolla " Providas" nella quale riporta integralmente la bolla di Clemente, aggiungendo alcune proprie considerazioni.

' Providas romanorum pontificum"

Benedetto Vescovo - Servo dei servi di Dio - a perpetua memoria

Riteniamo che debbano essere rafforzate e confermate, con una nuova difesa da parte della nostra autorità, quelle disposizioni e quelle sanzioni provvidenziali dei Pontefici nostri predecessori,non solo per quanto riguarda quelle la cui forza temiamo possa essersi indebolita, sia con il tempo, sia per trascuratezza degli uomini,ma anche quelle che, per giusti e gravi motivi,vanno acquistando nuova forza e pieno vigore.

1.                 Giustamente il nostro predecessore di felice memoria, Papa Clemente XII,per mezzo della sua lettera apostolica emanata il 27 aprile 1783,nelI'ottavo anno del suo pontificato,che inizia " In eminenti",condannò per sempre e proibì alcune società, adunanze, circoli, riunioni, convegni o associazioni, comunemente chiamate dei Liberi Muratori o Franchi Massoni o con altri nomi,le quali erano allora molto diffuse e di giorno in giorno aumentavano di forza: Sotto pena di scomunica per il fatto in sé,senza bisogno di pubblica conoscenza, dalla quale nessuno, eccezion fatta in articulo morti, poteva dare l'assoluzione, se non per mezzo del Pontefica romano in carica in quel momento, egli ordinò a tutti e a ciascun cristiano, di non osare o di avere l'audacia di entrare,incrementare,favorire o accogliere tali società, di iscrivervisi, aggregarvisi, parteciparvi o fare altre cose come meglio e più diffusamente è spiegata nella bolla stessa, ii cui contenuto è il seguente:

2.                 (segue la bolla " In eminenti" di Clemente XII)

3.                 Ma poiché come abbiamo appreso, ci sono stati alcuni che non hanno esitato a divulgare e a diffondere la voce che tale pena di scomunica sancita, come abbiamo detto, dal nostro predecessore,non avrebbe più valore perché noi non abbiamo confermato la disposizione stessa precedentemente emanata;come se per la validità degli ordini apostolici emanati dal predecessore fosse necessaria una espressa conferma del Pontefice successore;

4.        E poiché ci è stata anche consigliato da parecchi uomini pii e timorati di Dio che, per togliere agli insinuatori ogni pretesto e per chiarire l'identità del nostro animo con le vedute dello stesso predecessore, sarebbe stato molto opportuno aggiungere il nuovo suffragio della nostra conferma;

5.        Mentre più volte in passato, e sopra tutto durante il trascorso anno del giubileo,abbiamo fino ad ora benignamente concesso l'assoluzione dalla scomunica a molti cristiani che vi erano incorsi,ma che si mostravano lealmente pentiti e dolenti di aver violato le disposizioni di quelle costituzione e che promettevano con sincerità di togliersi del tutto da società o conventicole di quel genere,già condannate, e che inoltre non vi sarebbero mai più rientrati; mentre abbiamo dato facoltà ai confessori ,da noi incaricati di impartire in nostro nome e con la nostra autorità la medesima assoluzione a quei penitenti che a loro fossero ricorsi; mentre,al tempo stesso non abbiamo trascurato di insistere con vigilante zelo, perché i giudici e i tribunali procedessero contro i violatori di detta costituzione in modo adeguato alla gravità della colpa, il che fu da essi in verità spesso attuato immediatamente;non avremo certamente dato prove dubbie, ma invece molto chiare e inequivocabili, dalle quali avrebbero dovuto emergere i sentimenti del nostro animo e il fermo proposito che la detta proibizione,deliberata dal nostro predecessore Clemente avesse valore ed efficacia che se poi venisse diffusa la voce che noi abbiamo un'idea contraria, possiamo tranquillamente non curarcene e affidare la nostra causa al giusto giudizio di Dio onnipotente avvalendoci di quelle parole che consta venissero una volta recitate nelle Sacre funzioni : "Aiutaci,di grazia,o Signore , a non curarci delle insinuazioni dei malvagi, ma, calpestata quella malvagità medesima, ti preghiamo di non tollerare che noi si sia spaventati dalle pene immeritate, né confusi dai raggiri dell'inganno, ma fa piuttosto che amiamo ciò che tu insegni "come riporta l'antico messale, attribuito al nostro predecessore San ( Gelasio, che fu edito dal venerabile servo di Dio il card. Giuseppe Maria Tommaso,nella Messa che si intitola " Contro i calunniatori":

6.        Tuttavia, perché non si possa dire che qualche cosa è stata da noi incautamente tralasciata, al fine di far tacere e di togliere ogni alimento alle false calunnie, udito prima il parere di parecchi venerabili Fratelli nostri, Cardinati di S.R.C.,abbiamo deciso di confermare quella medesima bolla del nostro predecessore sopra riportata, parola per parola, in quella forma che si considera la più estesa e la più valida di tutte,bolla che, con sicura conoscenza e nella pienezza della nostra autorità apostolica, confermiamo,rafforziamo,rinnoviamo e vogliamo e decretiamo che abbia validità perpetua ed efficacia in tutto e per tutto, secondo il testo contenuto nella presente bolla, come se fosse stata emanata per la prima volta di nostro motu proprio,dalla nostra autorità e a nostro nome.

7.                 Infine lo stesso predecessore nella bolla predetta incita i Vescovi, il clero superiore e quello ordinario a non trascurare e, se necessario, ad invocare l'aiuto del braccio secolare per la sua applicazione.

8.        Le quali cose tutte e Fra i motivi più gravi della predetta interdizione e scomunica, enunciati nella bolla sopra riportata, il primo è che in tali società e conventicole vengono accomunati uomini di ogni religione e di ogni setta; dal che appare abbastanza evidente quale rovina potrebbe essere arrecata alla purezza della religione cattolica. Il secondo è lo stretto ed impenetrabile segreto col quale nascondono ciò che avviene in tali conventicole;alle quali può essere pertanto adottato, a ragione, il giudizio che secondo Minucio Felice, fu espresso da Cecilio Natale in una circostanza molto diversa; " Le cose oneste godono sempre della pubblica conoscenza iniquità sono sempre nascoste".Il terzo è il giuramento col quale si tutelano e col quale si impegnano ad un segreto da conservarsi inviolabilmente,come se fosse lecito ad alcuno sottrarsi al dovere di rivelare quanto gli venga domandato per conoscere se in tali riunioni avvenga qualche cosa contro le leggi e la prosperità della religione e dello Stato. Il quarto è che si ritiene come tali società siano nemiche delle leggi civili non meno di quelle ecclesiastiche,dal momento che per Diritto civile,sono naturalmente proibite tutte le riunioni e i sodalizi costituiti al di fuori della pubblica autorità, come si può vedere nel Libro XLVII delle Pandette(tit. 22 . "Intorno alle unioni e alle società illecite") e nella celebre lettera ( che è la XCVII del libro X),neIIa quale C.Plinio Cecilio Secondo, afferma con un suo editto che secondo le disposizioni dell'imperatore, era stato vietato che vi fossero associazioni a carattere religioso, vale a dire che si potesse entrare in società e tenere riunioni senza l'autorizzazione del principe. Il quinto è che in molte nazioni tali società e congreghe sono state già eliminate e proscritte dalle leggi dei principi laici. Ultimo infine è che presso gli uomini saggi e probi tali società e congreghe godono cattiva fama e,secondo il loro parere,chiunque desse loro il proprio nome incorrerebbe in un marchio di malvagità e di depravazione una ad una, non solo sono da noi approvate e confermate e a quei medesimi ecclesiastici superiori vengono raccomandate e imposte, ma anche noi stessi, per un dovere inerente alla nostra missione apostolica invochiamo con la presente lettera la forza dei principi cattolici e di tutti i poteri laici perché ci aiuti nel compimento di ciò che è stato trascurato; e lo chiediamo con calda insistenza dal momento che gli stesi sovrani ed i governanti sono stati eletti da Dio quali difensori della fede e quali protettori della Chiesa; ed è perciò loro dovere fare in modo che con qualsiasi mezzo si debba alle prescrizioni apostoliche il dovuto rispetto e la più scrupolosa osservanza; la qual cosa viene richiamata alla loro mente dai Padri del Concilio di Trento (Sess.X.X.X. Cap 20) e molto tempo prima l'aveva ottimamente dichiarato l'imperatore Carlo Magno, nei suoi Capitolari (tit.I. cap. 2) in cui, dopo aver raccomandato ai suoi sudditi l'osservanza delle disposizioni ecclesiastiche,aggiunge: "Infatti non possiamo in nessuna maniera ammettere che possano essere a noi fedeli coloro che si sono mostrati disobbedienti ai loro sacerdoti " ; per cui ordinò ai prèsidi delle sue giurisdizioni ed ai ministri di costringere tutti ed ognuno a dimostrare la dovuta obbedienze alle leggi della Chiesa e comminò pene gravissime contro coloro che non avessero dato garanzia di farlo, aggiungendo tra l'altro : "Chi,poi, fosse pure nostro figlio,sarà sorpreso (il che non sia) negligente e disobbediente in queste cose sappia che non potrà ottenere cariche nel nostro impero né posto a palazzo, nè famigliarità e dimestichezza alcuna con noi e con i nostri,ma pagherà il fio con l'isolamento e la solitudine".

9              Vogliamo inoltre che alle copie di questa lettera ,anche stampate e firmate da un pubblico notaio e munite del sigillo di persona investita dalla dignità ecclesiastica, sia prestata, senz'altro la medesima fede che si presterebbe alla stessa lettera originale se venisse esibita o mostrata.

10            A nessuno sia lecito di infrangere o di opporsi in nessun modo, con temeraria audacia, alle disposizioni di questa nostra conferma, rinnovamento, approvazione,ordine, richiesta, decreto e volontà. Se poi qualcuno intendesse osare ciò,sappia che incorrerà nello sdegno di Dio onnipotente e dei suoi santi apostoli Pietro e Paolo.

Dato a Roma presso Santa Maria Maggiore nell'anno del Signore 1751 il 18 marzo,nell’undicesimo anno del nostro pontificato

In questa bolla, Papa Benedetto XIV rileva che i più gravi motivi che impongono la scomunica sono: Le sette accomunano uomini di ogni religione.

L'Ordine aveva ereditato tale principio di tolleranza dalle antiche Confraternite.

I massoni sentivano che, al di sopra dei singoli culti, vi era un legame che poteva unire gli uomini. Questo legame era la Divinità, nella sua misteriosa essenza. Non vi è dubbio che tale principio di tolleranza, che fu all'inizio solo dei massoni, ha poi conquistato il mondo, giacché oggi la libertà di
religione è un diritto acquisito e nessuno griderebbe anatema contro una associazione qualsiasi per il solo fatto di avere soci appartenenti a culti
diversi. Non sono stati sempre forse ricevuti in Vaticano, con tutti gli onori, i rappresentanti diplomatici di nazioni cattolicbe presumibilmente
massoni,come lo sono ora il rappresentante personale del Fratello Roosevelt 33° e del Fratello Truman pure 33° ?

Le sètte hanno uno strétto impenetrabile segréto col quale nascondono ciò che avviene.

Confutando la bolla di Clemente si è già accennato alle origini del segreto adottato dalla Libera Muratoria e ai suoi fini morali. Le sette, che proclamavano le libertà di pensiero e di religione svolgevano la loro attività - non bisogna dimenticarlo - in una epoca in cui disobbedire al sacerdote non era soltanto peccato : i massoni proclamavano che tale obbedienza era illegittima quando richiesta fuori del campo spirituale. I sacerdoti erano allora i rappresentanti, i sostenitori e i difensori di un potere contemporaneamente temporale e spirituale ed era quindi logico che , per conservare tale dominio, si ingerissero indiscriminatamente sia nel sacro che nel profano. L'inferno e la tortura regolavano insomma non soltanto i rapporti tra credente e sacerdote, ma anche tra suddito e governante. Nei paesi dove la Libera Muratoria potè agire in libertà, il segreto si svelò quasi da se stesso che infatti, noti erano gli scopi, note le leggi, i capi, le sedi. Ma se coloro che hanno nelle proprie mani il potere, soffocano lo sviluppo morale e spirituale dei sudditi, essi non possono esigere che tali sudditi subiscano supinamente : ciò potrà verificarsi per un periodo più o meno lungo,ma alla fine la cospirazione assume una carattere di legittimità.

Le sette hanno un giuramento col quale si tutelano e si impegnano al segreto.

Il  giuramento non modifica la sostanza della questione del segreto: è una conferma della necessità della difesa contro la tirannia dei poteri autocratici e teocratici:

A tale riguardo va ricordata la linea di condotta seguita   nei confronti dei massoni da molti Stati che pure non hanno mancato di tutelare la morale pubblica: il giuramento ( che contiene pene esclusivamente simboliche ) in sé e per sé non può essere considerato atto delittuoso, a meno che esso non richieda, a chi lo presta, il compimento di un crimine: il che non è mai stato per i massoni. Del resto le leggi canoniche hanno vietato e vietano di giurare solo quando vi sia un preciso motivo.

Le sette sono nemiche delle leggi civili e di quelle ecclesiastiche. Benedetto tiene bene a precisare : " Nemiche delle leggi civili non meno di quelle ecclesiastiche dal momento che per Diritto Civile sono naturalmente proibite tutte le riunioni e sodalizi costituiti al di fuori della pubblica autorità".

Scrive a tale riguardo il Ragon che nell'antica Roma esistevano diversi collegi, come quelli di suonatori di flauto, di orefici, di architetti ecc., i quali furono soppressi sotto il consolato di Siila e di Mario; ricostituiti successivamente da Clodio e nuovamente aboliti sotto Lenturlo e Metella .

La legge proibitiva che riguardava queste associazioni è cosi poco applicabile al caso dei massoni che costoro potrebbero ancora oggi invocarne i benefici,poiché essa permette di riunirsi per soccorrere i poveri e tollera discussioni di carattere religioso. Sicchè, se il Diritto romano non fosse stato abrogato gli eretici di tutte le setti troverebbero in una simile disposizione l'arma più potente contro le ire avversarie.

Giustamente osserva il Ragon che i primi cristiani, qualora si invocasse il Diritto romano  ( ed è questo che qui si intende per Diritto civile) dovrebbero essere considerato immorali quanto i massoni per aver violato la stessa legge. "In quanto ai principi di Diritto canonico - prosegue lo stesso autore - esiste al riguardo una decisione di semplice disciplina che , al terzo canone, si limita a raccomandare ai Vescovi di vigilare sulle congregazioni e le assemblee private; e ciò per il comprensibile pericolo destato dalla propagazione delle nuove eresie. Non si può dedurne, né da questa disposizione né da alcun altro passo del Diritto canonico che una società, solo perché segreta, debba essere giudicata eretica".

In molte nazioni tali società segrete e congreghe sono state eliminate dalle leggi dei principi laici. La situazione non era proprio quella descritta dal Papa: come si è visto, prima della bolla di Clemente la Massoneria aveva avuto quasi dovunque una favorevole accoglienza; fra tutti i paesi del mondo pochi erano stati quelli che avevano dato prove concrete e permanenti di ostilità e di intolleranza.

Dopo la prima bolla, nonostante l'invito alla soppressione cruente , la Massonerìa era stata specialmente colpita dove imperavano i Gesuiti; negli altri paesi si ebbe la massima moderazione. Ciò è provato da una postuma testimonianza di Leone XII il quale scriverà nella bolla "Quo graviora del marzo 1825 : " Oh se "i prìncipi " avessero usato del potere di allora per sradicare quelle sette , i cui pestilenziali propositi erano stati loro rivelati dal Sede apostolica ; e se avessero tranquillamente liquidato la cosa sin dall'ora " !

Leone XII dunque smentisce Benedetto.

La sostanza è questa : che né all'epoca di Benedetto né dopo i prìncipi ritennero i massoni cattivi cittadini né la Massoneria da colpirsi. Tali società presso gli uomini saggi e probi godono cattiva fama. Difficile è conoscere chi siano stati gli uomini saggi e probi,interpellati da Benedetto : è comunque certo che, fin da quell'epoca avevano chiesto l'onore dell' iniziazione re , prìncipi, scienziati, letterati uomini politici e moltissimi appartenenti allo stesso clero cattolico. A rendere , specie tra il popolo, sgradito il nome dei Massoni, a creare torbide leggende intorno ad essi, avevano pensato i sacerdoti di Spagna, di Francia e d'Italia; ma solo qui, perché altrove l'appartenenza alla Massoneria era ed è di per se stessa, garanzia di alta moralità. Ma in quei tre paesi i sacerdoti cattolici manipolavano ancora la semplice anima del popolo lasciato nell'ignoranza. E di questo ci da conferma quanto è scrìtto nei " Secreti de' Franchi Muratori scoperti interamente ai Pubblico da un franco muratore ravveduto" :   " Di consimil natura è la prevenzione che tutto il mondo ha contro li Franchi Muratori : la più gran parte li crede stregoni, di sorte che , in una Città dove   paiono più tollerati ho veduto più volte, che quando sortivano il giorno dalla   loggia, le donne circonvicine fuggivano coi loro bambini stretti al petto per timore che non glieli affascinassino: altri poi se ne formano altre mostruose idee. Con tali sistemi era facile creare una cattiva fame e specularci poi sopra. L'insistenza con la quale nel giro di pochi anni il papato richiamò la cattolicità  a  debellare la  Massoneria  non mancò di  dare dei risultati, ma solo in  alcune  parti  d'Europa ed in  qualche  colonia.

(continua)

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